Menù

NARRATIVA GIOVANI - Opere premiate

Concorso Letterario
"Versi & Prosa - Orizzonte Cultura"
I Edizione 2007

 

Cat. NARRATIVA GIOVANI

 

1° Classificato - Non assegnato

 

2° Classificato - ASNICAR MIRIANA - Recoaro Terme (Vicenza) - "Serena"

SERENA

Mi arriva addosso come una doccia gelata. Come una pugnalata, con una lama appuntita al punto giusto che colpisce lì, proprio dove meno te l’aspetti. Proprio dove non credi che possa mai colpire. Sono cose talmente orribili che non ti poni nemmeno il problema di quando, come e perché accadono. Mentre mi comunicano la brutta notizia non riesco a crederci, penso sia uno scherzo di cattivo gusto, ma poi l’incubo si rivela la realtà dura e cruda. Nel momento in cui mi rendo conto di cosa sta accadendo  rimango paralizzata. Non so cosa fare, cosa dire, cosa pensare. L’unica cosa che riesco a fare è piangere, a dirotto. Non posso smettere e tra un singhiozzo e l’altro urlo: “Perché? Perché? ...” Riesco a malapena a dirlo alla mia amica, mi alzo dal PC e me ne vado in camera, come un cadavere. Perché a lei? Siamo in sei miliardi nel globo e doveva succedere proprio a lei, la mia amica, la mia Serena... Non sono in grado di darmi una risposta, piango e continuo a piangere, con il desiderio di sfogarmi, ma nulla, sempre peggio. La situazione peggiora quando me ne ritorno in camera. Entra la mia amica, nel vedermi così a pezzi i suoi occhi azzurri come il mare diventano rossi e carichi di lacrime; mi abbraccia, nemmeno lei sa come consolarmi. Vorrebbe dire qualcosa per tirarmi su di morale, per cercare di farmi star meglio, ma in casi come questi le parole servono ben a poco. E’ questo il problema. Il telefono squilla, non ho la forza, né fisica né morale, per rispondere, ma ugualmente premo il tasto verde. E’ il mio ragazzo, che mi pone la domanda più idiota degli ultimi quindici anni: “Come stai?”. La mia risposta, tra una lacrima e l’altra, è: “Come vuoi che stia?”; d’altra parte non so nemmeno io come sto. Troppo male persino per confessarlo a me stessa. La mia amica cerca di consolarmi, dicendomi che, purtroppo, sono cose che capitano. Ma perché proprio a lei? Perché proprio a lei? Non riesco a darmi una risposta e piango. La mia compagna rimane in camera mia, in ginocchio davanti al mio letto, con gli occhi tristi fino a quando mi addormento. Una fatica immane per riuscire a chiudere occhio, non riesco a sopportare il dolore, è troppo grande, troppo grande. Continuo a pensare a Serena, la ragazza sempre allegra, sempre sorridente, colei che aveva la battuta pronta al momento giusto, in qualsiasi circostanza. L’unica persona che anche nei momenti più tristi e bui della mia vita riusciva sempre a farmi sorridere, perché lei era speciale. Una promessa che non riuscirò più a mantenere. Perché lei adesso non c’è più. Non c’è più. Non riesco a mettermi l’anima in pace. Sono a pezzi. Ad ogni modo, alle sette del mattino, la mia amica entra in camera, con una brioche: credo di non aver mai mangiato un dolce con tanto sforzo, con tanta tristezza. Mi preparo, devo andare a scuola. I miei passi sono lenti e forzati. La domanda che occupa, nuovamente, ogni mio pensiero è: “A quale scopo?”. Ormai nulla ha un senso. Cammino come uno zombie. Parlo come uno zombie. Mi sento uno zombie. Arrivo a scuola, il mio volto è terribilmente triste e vuoto. Tutti si accorgono subito che c’è qualcosa che non va. Cerco di esprimere il mio dolore, ma l’amarezza che c’è in gola inizia a salire trasformandosi in lacrime. I miei occhi diventano rossi e tremo. Tento, senza risultati, di non pensarci, perlomeno per queste sei ore. Impossibile. Più cerco di farmene una ragione, più mi sento soffocare. E’ una cosa che da dentro mi prende tutta e mi paralizza. Finiscono le lezioni e ritorno in convitto. Con l’animo di chi ha perso la speranza. Mangio qualcosa, anche se malvolentieri, e ricomincio a piangere disperatamente. Perché il mondo è così nero? Perché? Me ne vado in camera, mi addormento un'altra volta. Se dormo, magari, evito di pensare a tutto ciò che è accaduto e che sta tuttora succedendo. Mi sveglio, il cellulare non ha mai smesso di vibrare, tutti cercano di capire perché sono così giù, ma ogni volta  è come se mi sparassero un colpo diretto al cuore. Cerco di parlarne con tutte le persone che mi vogliono bene, magari riesco a farmi forza. Tutti mi dicono che comunque la vita va avanti e lei stessa avrebbe voluto che accettassi questa situazione senza cadere in depressione, ma c’è solo la voglia di chiudermi in camera e il desiderio di mettermi ad urlare, con il volume dello stereo talmente elevato, così che nessuno possa sentirmi. Anche se, mai nulla sarà come prima. Mai. Sembra che nessuno possa capire veramente, per quanto possa starmi  vicino e volermi bene. 

 

3° Classificato - MILANESE ANTONIO - Bologna - "La banda Alias"

LA BANDA ALIAS

Non esistono parole adatte per commentare quello che può essere definito come lo scandalo politico più riprovevole nella lunga storia degli scandali nel nostro paese.
Nonostante le manette siano prontamente scattate per i trenta componenti del 'Gruppo Alias', si dovrà ancora attendere qualche giorno per scoprire quale sarà esattamente il capo d'imputazione.
Certo è che il reato ipotizzato potrebbe essere tanto particolare da non essere nemmeno contemplato dal nostro Codice. E pensare che invece solo poche ore fa il ministro della Giustizia aveva indicato con apparente precisione il capo d'accusa, “falso in atto promulgativo di legge”, citando addirittura il numero esatto dell'articolo, il 723. In accordo con l'obiezione sollevata da molti giuristi, si è in seguito scoperto che tale articolo riguarda piuttosto il divieto di praticare il paracadutismo a cavallo
sul suolo nazionale. Il ministro, interrogato in proposito, ha confessato di aver sparato il primo numero che gli passava per la testa (ricevendo la solidarietà di maggioranza e opposizione), ma che questo particolare non avrebbe comunque impedito alla giustizia di fare il suo corso.
Preparandoci ai più imprevedibili sviluppi della vicenda, ricapitoliamo brevemente ciò che è accaduto. Secondo la prima ricostruzione degli esperti, i membri del Gruppo Alias dovevano essere nientedimeno che i rettori dei più grandi atenei nazionali, colpiti dal degrado culturale chiaramente ultimamente ben percepibile nel nostro paese (basti pensare ai temi di maturità dello scorso anno, dove si chiedeva di “commentare in modo esaustivo il XXII canto del Purgatorio di Foscolo”, strafalcione accentuato dall'intestazione degli stessi fogli: “Compito di maturità - Hanno scolastico 2020/2021”). I rettori, dunque, stanchi di non essere ricevuti né dal sindaco, né dal provveditore, né tanto meno dal Ministro, avrebbero cercato la via del gesto plateale: nientedimeno che un'irruzione nell'aula del Parlamento per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica.
Certo, se pochi di loro si sarebbero aspettati di riuscire nell'impresa di eludere la sorveglianza (come invece è successo), figuriamoci chi avrebbe scommesso su ciò che avrebbero trovato una volta dentro. O meglio, non avrebbero trovato. L'aula parlamentare sarebbe stata infatti deserta, nonostante in quel momento probabilmente vi sarebbe dovuta essere una votazione in corso, ma la cosa ancora più sorprendente, e di cui i trenta si sarebbero resi conto solo al termine di una lunga
ispezione, sarebbe stata l'impossibilità di incontrare, in nessun ufficio e in nessun corridoio, anima viva.
Da quanto durava quella situazione? E' lecito presupporre dalla data di promulgazione della legge che impediva di filmare le sedute parlamentari, sfacciatamente inserita nel pacchetto riguardante i tagli ai costi della politica.
Nel giro di poche ore tutto sarebbe stato tragicamente chiaro ai trenta: “le votazioni – riferiscono gli esperti - avvenivano per via telematica, così come la trasmissione dei testi di legge inviati direttamente alla tipografia della Gazzetta Ufficiale; alle interviste, girate su fondo verde, venivano aggiunte come fondali le foto dei locali del Parlamento. Il tutto veniva poi inviato alle redazioni dei telegiornali”.
Gli incursori, riunitisi sotto il nome di 'Banda Alias', avrebbero deciso allora di prendere il posto dei rappresentanti del Paese e, operando dai loro stessi uffici, avrebbero preso a promulgare leggi di ogni tipo. La situazione pare essere andata avanti in questo modo per un bel po', complice l'imbarazzo dei parlamentari che non sapevano come giustificare una simile condotta.
Così si arriva a ieri, quando la polizia ha fatto irruzione all'interno del palazzo arrestando tutti i membri della banda Alias. Tutti i ministri, nel frattempo, si erano affrettati nel dichiarare di essere stati impegnati da varie visite internazionali, visite che i presidenti dei rispettivi paesi hanno prontamente smentito. Unica eccezione, il senatore Turbotti che ha presentato regolare certificato medico, inviato a mezzo posta dall'isola di Capri.
Ripreso così l'insediamento, non sono mancate le prime dichiarazioni dei ministri.
Il ministro degli Interni ha affermato con chiare parole che, contrariamente a quanto deliberato dalla banda Alias, sarà ripristinata l'ora solare all'interno dell'edificio del Parlamento dove da parecchi anni era stata abolita l'adozione dell'ora legale.
Il ministro degli Esteri invece sorvola sul passato, dichiarando parenteticamente che la politica non può non essere lasciata che ai professionisti, e punta dritto al futuro: “in seguito alla mia visita in Australia” dichiara “ho avvertito con rammarico un certo terrore, pare abbastanza fondato, di un possibile colpo di stato di stampo marxista. Vorremmo chiarire fin da ora che, in tal caso, il nostro paese proporrà una mozione per istituire embargo internazionale verso lo stato australiano. Passi il
senso antiorario dello sciacquone del bagno. Passi il camminare a testa in giù. Ma non potremo mai avere rapporti commerciali e culturali con un paese in cui i bambini mangiano i comunisti.” Il ministro ha poi proseguito con una lunga disquisizione sui problemi dell'obesità infantile nei paesi rossi.
A questo, e ad altri argomenti, sarà dedicato il supplemento settimanale in edicola domani.